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Prelievo sangue intero

Se chiediamo ad una persona quali sono i casi in cui si avverte la necessità di sangue, questa sicuramente ci risponderà che il bisogno di sangue si verifica soprattutto in certe situazioni drammatiche (terremoti, incidenti disastrosi, episodi di violenza sanguinosi, ecc.). Qualcuno citerebbe anche gli interventi chirurgici, ma pochissimi elencherebbero tumori, leucemie, emofilia, anemia mediterranea, ecc. 
In verità la necessità di sangue è un problema quotidiano che si verifica ogniqualvolta questo fondamentale elemento del nostro corpo umano non riesce ad assolvere alle sue diverse funzioni.
Oggi la medicina può disporre di molti mezzi per affrontare le gravi malattie del sangue. Tra essi è la terapia trasfusionale cui si ricorre più frequentemente. Scopo della trasfusione è essenzialmente quello di sostituire l'elemento ematico carente nel malato. Ed ogni volta è quindi indispensabile stabilire di quale componente è in difetto (plasma, piastrine, globuli rossi o bianchi, ecc.) in modo da trasfondere soltanto l'elemento di cui necessita per dominare la sua malattia; ciò vuol dire attuare una trasfusione "mirata o selettiva". 
All'importante problema del buon utilizzo del sangue la medicina trasfusionale moderna risponde attuando anche nuove metodiche di prelievo del sangue. Diciamo che attualmente esistono due metodi per prelevare sangue a scopo trasfusionale. 
La tecnica più consolidata e più antica consiste nel prelevare il sangue intero in appositi contenitori di plastica (sacche). 
Successivamente i suoi elementi (plasma, globuli bianchi e rossi, piastrine) vengono separati attraverso un procedimento detto "frazionamento". La durata di tale prelievo è di circa una decina di minuti. La seconda tecnica di prelievo del sangue è detta "aferesi" (termine greco che significa l'atto del "portar via"). Attraverso l'uso di moderni apparecchi, i separatori cellulari, si ottiene dal sangue del donatore soltanto quella componente ematica di cui si ha necessità in quel particolare momento, restituendogli, contemporaneamente, i restanti elementi. Ciascun separatore cellulare centrifuga o filtra istantaneamente il sangue che defluisce da un braccio del donatore trattenendo l'elemento ematico necessario e reinfondendogli il rimanente. La durata del prelievo in aferesi varia da 30 minuti a due ore, a seconda della tecnica usata e delle quantità di emocomponente che si desidera ottenere e dalle caratteristiche fisiche del donatore. 
Con il prelievo in aferesi si ottengono concentrati cellulari o plasmatici più ricchi e quindi più idonei per un'efficace terapia trasfusionale di supporto. Inoltre è importante sottolineare che grazie a questa tecnica si riduce il rischio di malattie post-trasfusionali per il ricevente e si attua un buon utilizzo del sangue. 
Sia nel caso di prelievo di sangue intero, che in quello in aferesi, il materiale utilizzato è monouso (viene usato cioè una sola volta), nuovo di fabbrica, sterilizzato e mantenuto tale in confezioni sottovuoto. In tal modo è evidente l'assoluta mancanza di rischio di contagio, per il donatore poichè il sangue passa esclusivamente in circuito chiuso. 
La quantità di sangue che mediamente viene sottratta ad ogni prelievo è stabilita per Decreto Ministeriale in 450 centimetri cubi più o meno il 10%, pari a circa il 10% del sangue presente nell'organismo umano. 
L'intervallo tra una donazione di sangue intero e l'altra non deve essere inferiore a 90 giorni. La frequenza annua delle donazioni non deve essere superiore a 4 nell'uomo e a 2 nelle donne in età fertile. Per i prelievi in aferesi gli intervalli consigliati per gli uomini e per le donne dal Centro Trasfusionale di riferimento sono:
da salasso ad aferesi 40 giorni
da aferesi a salasso 40 giorni

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